La Digital Transformation nell'università: intervista a Simone Piunno, CTO in Bocconi

La Digital Transformation nell’università: intervista a Simone Piunno, CTO in Bocconi

Open Search Net da ormai un paio di anni intrattiene con l’Università Bocconi importanti collaborazioni per il reclutamento di profili in ambito dati. Abbiamo così deciso di intervistare un vecchio amico di Open Search Net,  Simone Piunno, CTO in Bocconi. 


Ciao Simone, grazie per questa intervista e per l’opportunità di raccontare al nostro network le avventure che hai intrapreso l’anno scorso diventando CTO della Bocconi. Ci conosciamo ormai da qualche anno, precisamente da quando facevi parte del team di Diego Piacentini a Roma. 

Prima di partire con la raffica di domande sul tuo ruolo e suoi progetti a cui state lavorando in Università, ci puoi raccontare la tua storia e come sei arrivato al ruolo che ricopri ora?

Certamente! Sono appassionato di informatica da quando andavo alle medie; in Italia sono stato tra i primi a smanettare sulle reti e poi a usare e promuovere Linux e l’open source. 

Una volta laureato ho iniziato a lavorare come programmatore presso una startup di Bologna fino ad ottenere ruoli sempre più importanti, prima in Dada e poi in Buongiorno, entrambe società supertecnologiche, nate in Italia e allargatesi fino a diventare multinazionali. 
Nel 2016 ho accettato la chiamata alle armi di Diego Piacentini e sono stato uno dei primi ad entrare nel Team per la Trasformazione Digitale, dove sono rimasto tre anni coordinando numerosi progetti. Al termine del mandato ho deciso di tornare nel mondo del privato e occuparmi della sfida dell’innovazione digitale del mondo dell’educazione universitaria, che in Bocconi prendiamo molto seriamente.

Sei stato coinvolto in tanti progetti di Digital Transformation, dal privato alla PA ed ora nel settore dell’istruzione. Quali sono le sfide comuni a questi tre ambiti che hai affrontato?

In tutti i progetti di Digital Transformation c’è una importante componente tecnologica: non puoi creare un’esperienza utente allo stato dell’arte se non conosci il modo in cui funzionano le piattaforme, il modo in cui stanno evolvendo e come metterle al servizio dell’esperienza utente.   Ancora più importante, però, è la componente umana, perché la trasformazione digitale comporta il cambiamento dei processi, delle modalità di lavoro, e lo puoi fare solo se riesci a portare a bordo tutta l’organizzazione.

Quali sono le sfide che l’istruzione deve affrontare oggi?

Dopo secoli in cui l’educazione è stata gestita sempre allo stesso modo, il mondo dell’istruzione sta passando attraverso una potente trasformazione. Sono infatti molti i fattori che richiedono un ripensamento dell’organizzazione didattica: la grande disponibilità di contenuti su internet, gratuiti o a basso costo, la necessità di insegnare a distanza imposta dal COVID, la conseguente opportunità di raggiungere tanti studenti stranieri, la necessità di seguire l’evoluzione delle persone lungo tutta la carriera con un insegnamento permanente di nuove competenze, i nuovi formati digitali interattivi con componenti di gamification, la possibilità di usare grandi quantità di dati per ottimizzare il tutto e costruire algoritmi predittivi e l’equipaggiamento tecnologico audio/video che è possibile inserire nelle aule sono solo alcuni esempi.  Tutto questo si aggiunge alle sfide comuni a tutti i settori come ad esempio il cloud o la cybersecurity.

… e quelle che la Bocconi deve affrontare domani per primeggiare nel mondo?

Bocconi è già da anni una eccellenza riconosciuta a livello mondiale, basta guardare i ranking continuamente in ascesa. Competiamo con colossi americani e mantenere questa eccellenza richiede scelte tecnologiche non banali, la capacità di fare la trasformazione mettendo lo studente al centro, tenendo sempre un occhio sulla frontiera dell’innovazione per cercare di essere first mover.

Come avete affrontato la crisi Covid-19?

Abbiamo avuto una grande capacità di reazione: il venerdì sera abbiamo saputo del lockdown e il lunedì mattina avevamo iniziato ad erogare i primi corsi in videoconferenza, raggiungendo poi il pieno regime nel giro di un paio di settimane. Nei 3-4 mesi successivi abbiamo ripensato e riorganizzato tutte le attività (esami, lauree, eventi, etc) e ora siamo in grado di gestire tutto in modalità completamente online o in modalità mista.

Abbiamo scoperto che possiamo gestire questa modalità mista con buoni risultati e quindi, anche se non vediamo l’ora di riavere gli studenti stabilmente nel nostro nuovo e bellissimo campus, credo che al termine del COVID continueremo ad utilizzare le possibilità della modalità ibrida, per estendere le nostre attività anche a chi non può essere fisicamente presente.

Nel 2020 abbiamo ricercato per voi Data Architect, Technical PMO, Cybersecurity Engineer e, con una gara di Recruitment su Open Data Playground, un Cloud Production Engineer. La Bocconi cosa se ne fa di queste figure?

La tecnologia è ora un pilastro fondamentale del nostro Piano Strategico 2025 ed ha la massima attenzione dei vertici dell’Ateneo, per questo stiamo investendo molto su quest’area. Abbiamo fatto partire tanti nuovi progetti per innovare le nostre attività e le nostre architetture tecnologiche; dopo anni di forte dipendenza dai fornitori esterni stiamo riportando le competenze all’interno del team perché abbiamo riconosciuto che la strategia digitale è pienamente parte del core business. Queste competenze sono necessarie per portare avanti questi progetti e continueremo ad inserire ulteriori profili anche per tutto il 2021.

A maggio 2020, per la ricerca del Cloud Production Engineer abbiamo usato una Data Challenge su Open Data Playground per ingaggiare e valutare i candidati che ti abbiamo presentato. Come è andata?

È stata super efficace, abbiamo conosciuto molti candidati eccellenti e molto motivati perché, attraverso l’esercizio della challenge, hanno avuto l’opportunità di capire un po’ come sono i nostri progetti. Alla fine abbiamo trovato un candidato molto forte, che lavorava da anni a Londra, e siamo riusciti a riportarlo in Italia.

Chiudiamo con qualche suggerimento: il mondo è cambiato, lo smartworking sta prendendo piede e bisogna ripensare il modello ufficio/lavoro. Cosa puoi suggerire ai prossimi laureati, Bocconi e non, che affronteranno il mondo del lavoro?

L’affermazione dello smart working sta aprendo grandi possibilità e sta diventando possibile bilanciare il tempo svolto al lavoro e la qualità della vita, lavorando per grandi aziende ma rimanendo connessi con il proprio luogo di vita.  

Credo che nei prossimi anni ci sarà tanta sperimentazione in questo senso e che avranno grandi vantaggi le società che riusciranno a valorizzare questa opportunità e le persone che riusciranno a coglierla.  Per farlo c’è bisogno di imparare modalità di lavoro diverse, rese possibili dagli strumenti digitali, quindi raccomando ai laureati di usare la DAD forzata dal COVID come esercizio in questa direzione.